«Vogliamo obiettori, non gli imboscati»

Famiglia Cristiana, n. 47/1986

 

«Il Ministero della Difesa si comporta in modo autoritario. La concezione dello Stato che ne scaturisce è poco rispettosa del pluralismo ideologico presente nella società: l’autorità è imposta soprattutto nei confronti dei cattolici i quali, a parere del Ministero, si dimostrerebbero tiepidi verso lo Stato». A parlare è monsignor Giuseppe Pasini, direttore generale della Caritas italiana. Sul suo tavolo vi è una lettera diffida, datata 28 ottobre, arrivata dalla Direzione Generale Leva della Difesa, che minaccia “l’immediata” rottura della convenzione che attualmente regola i rapporti tra la Caritas e il Ministero in materia di obiezione di coscienza. La lettera è l’ultimo atto di un lungo scontro sulla destinazione e sull’utilizzo degli obiettori nel servizio civile. In particolare la Caritas accusa gli organismi militari di non considerare le specializzazioni di ogni singolo obiettore al momento di deciderne la destinazione di servizio. Risultato: a molti giovani vengono assegnate sedi sbagliate per mansioni difformi alle loro caratteristiche professionali.

– Monsignor Pasini, ci fa qualche esempio?

«Reggio Calabria. Sei giovani si erano rivolti alla Caritas diocesana ed erano stati destinati, viste le loro caratteristiche professionali, ad un servizio di assistenza a malati dimessi dall’ospedale psichiatrico. Arriva l’ordine del Ministero della Difesa: distaccati presso i Beni culturali a guardia dei bronzi di Riace. Roma. Alcuni obiettori che si erano rivolti a don Picchi per aiutare i tossicodipendenti vengono spostati presso un altro ente e a don Picchi vengono inviati giovani non specializzati. Ora fanno i portieri».

– Perché il Ministero si comporta in questo modo?

«Per lo Stato gli obiettori sono militari che fanno cose diverse. Quindi devono accettare le regole militari. I militari si spostano. Anche gli obiettori devono spostarsi. Per il ministro l’idoneità al servizio non conta nulla. È contento solo quando ha inviato un obiettore lontano dalla sua città».

– Voi cosa proponete?

«Noi non ci opponiamo allo spostamento di sede. Chiediamo solo che venga concordato tenendo conto dei programmi di assistenza della Caritas. Altrimenti il Ministero danneggia i destinatari del servizio».

– Ma non c’è una convenzione che stabilisce queste cose?

«Certo che c’è. Ma il Ministero della Difesa non la rispetta. Alla Direzione Generale di Leva ci hanno ripetuto più volte che il Ministero è lo Stato e non può scendere a patti con dei privati. Noi contestiamo questa concezione. Siamo enti privati riconosciuti (la Caritas ha personalità giuridica, n.d.r.) come portatori, si dice, di valenza sociale. Voglio ricordare che il presidente Cossiga, al convegno sul volontariato a Lucca, ha spiegato che il volontariato è servizio pubblico, poiché la differenza è data non da chi gestisce il servizio, ma verso chi il servizio è rivolto. Noi ci occupiamo di minori, anziani, tossicodipendenti, carcerati, famiglie di carcerati, immigrati, zingari, nomadi, handicappati, malati psichici. L’obiettore è a servizio della gente “.

– Avete mai discusso queste cose con Spadolini?

«No. Ma ci abbiamo provato molte volte. A settembre monsignor Ismaele Castellano, presidente della Consulta ecclesiale delle opere caritative e assistenziali, ha scritto una lettera personale a Spadolini, nella quale chiedeva·un incontro a quattr’occhi. Castellano indicò al ministro anche il suo numero di telefono privato. Spadolini non ha nemmeno risposto».

– Che cosa scriveva Castellano al ministro?

«Prima di tutto che la Caritas non era più disposta ad accettare obiettori inviati d’autorità dal Ministero. Poi che lo spostamento di obiettori da una diocesi all’altra, sempre nell’ambito della Caritas, doveva essere deciso insieme. Infine che la Caritas si riservava di richiamare gli obiettori che avevano fatto domanda presso di essa e che invece il ministro aveva mandato presso altri Enti. Nella lettera era specificato che, qualora il ministro non si fosse fatto vivo, la Caritas, unilateralmente, avrebbe ricusato gli obiettori».

– Lo avete fatto?

«Certo. Quattro volte: in Liguria, in Emilia, in Sicilia e in Calabria. Abbiamo scritto ai distretti militari interessati e al Ministero, specificando che rimaniamo in attesa di un incontro. Il Ministero invece di risponderei ci ha inviato la lettera di diffida».

– Quanti obiettori sono in servizio nella Caritas?

«Milleottocento, impiegati in 150 diocesi».

– Come vengono scelti?

«Devono essere giovani che provengono dalla comunità ecclesiale, che hanno già fatto esperienza di volontariato, che siano disposti a fare un corso prima di cominciare a lavorare. Abbiamo poi dei criteri di gestione. Il servizio deve essere a tempo pieno; gli obiettori devono fare vita comunitaria; ogni settimana devono partecipare a momenti di formazione personale, di verifica del servizio e di preghiera. Infine chi viene da noi deve assicurare, comunque, almeno 12 mesi di servizio. La Caritas non vuole gli imboscati».

– Quanti sono gli Enti convenzionati con la Difesa?

«Sono 1.500 e, secondo noi, troppi. Molti Comuni hanno la convenzione. Tuttavia,

spesso, le Amministrazioni comunali non sanno nulla di obiezione e impiegano i giovani in mansioni che, normalmente, dovrebbero essere svolte dal personale in organico. Questi giovani fanno un vero e proprio lavoro nero».

– Ora cosa accadrà?

«C’è una circolare del Ministero della Difesa, datata 5 giugno ’86, che all’articolo VI dice testualmente che “non è ammessa la ricusazione di obiettore di coscienza da parte dell’Ente di assegnazione. Tale atto comporterà l’immediata sospensione delle assegnazioni di obiettori di coscienza e l’eventuale risoluzione della Convenzione”. Nella stessa circolare il Ministero obbliga l’Ente ad anticipare la paga mensile ad ogni singolo obiettore. Il Ministero rimborserà poi sulla base di quietanze rilasciate dall’obiettore. Per noi è un salasso economico: la Caritas dovrebbe sborsare qualcosa come 500 milioni al mese. Se qualcuno non interviene saremo costretti a chiudere».

– Non ci sono altre soluzioni?

«Deve cambiare la concezione che ha lo Stato degli obiettori di coscienza. Spadolini deve capire che non elargisce denari agli Enti cattolici, ma ai cittadini bisognosi».

 

Alberto Bobbio

 

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