La Repubblica, 26 novembre 1986
Malcontento, delusione e rabbia. Gli obiettori di coscienza di Roma stanno reagendo così ai blitz che i funzionari del Ministero della Difesa stanno effettuando in questi giorni nei centri (Caritas, Arci, comunità di assistenza per anziani e tossicodipendenti … ) che organizzano il servizio civile in sostituzione della ferma militare. Come è noto in tutt’Italia per la prima volta dalla scorsa settimana le sedi degli obiettori sono sottoposte a capillari ispezioni da parte del personale delle Forze Armate incaricato di controllare presenze, orari, mansioni e competenze degli addetti al servizio civile.
A Roma il primo ente ad essere stato preso di mira è stata la Caritas diocesana. «Per il blitz compiuto negli uffici del palazzo lateranense» fa notare, con evidente disappunto, il presidente dell’Azione Cattolica romana, Piergiorgio Liverani, «c’è stata aperta violazione del Trattato Laterano, che sancisce, per la sede del Vicariato, il diritto all’extraterritorialità in quanto residenza romana del Pontefice nella sua veste di Vescovo della diocesi di Roma». Un precedente simile c’è stato solo nel ’43, quando i nazisti violarono l’extraterritorialità della Basilica di S. Paolo.
Alla Caritas diocesana «si sono presentati tre funzionari», ha riferito il responsabile degli obiettori romani, Oliviero Bettinelli «Hanno controllato tutte le cartelle personali degli obiettori, verificando orari, impieghi e disponibilità». Analoghe verifiche sono state fatte negli altri organismi gestiti dalla Caritas romana (ambulatorio medico per gli immigrati, mense sociali…). «Gli enti che coordinano gli obiettori per il servizio civile» spiega il segretario generale del Cesc, Michelangelo Chiurchiù, «danno risposte concrete sul piano dell’assistenza agli handicappati, ai tossicodipendenti, all’ambiente. Inquisirli, ora, con blitz polizieschi o accusarli falsamente di guadagni tramite l’obiezione di coscienza, significa penalizzare assurdamente chi decide volontariamente di mettere 20 mesi della propria vita al servizio del prossimo».
Anche l’Arci denuncia «difficoltà e disagi» in conseguenza dei controlli delle Forze Armate. «Il ministero della Difesa non può considerarci una caserma», fa notare Lido Palazzini, responsabile nazionale degli obiettori di coscienza in servizio presso i centri dell’Arci. «E’ strano che una simile iniziativa sia stata presa mentre al Parlamento è prossima la discussione sulla legge dell’obiezione». A Roma sono 32 gli obiettori accreditati presso l’Arci. «Ma ne potremmo avere molti di più», precisa Palazzini, «sarebbe sufficiente che le autorità competenti si mostrassero più attente alle nostre richieste. Basti pensare che in tutt’Italia lavorano presso di noi 260 obiettori, mentre abbiamo ben seicento posti disponibili».
Orazio La Rocca
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