Avvenire, martedì 16 dicembre 1986
Caro Direttore, nei servizi dedicati al convegno nazionale degli obiettori di coscienza a Milano (a proposito: ho apprezzato come sempre il linguaggio, pieno di misura e di responsabilità, del cardinale Martini), si accenna a un presunto «voltafaccia» del ministro della Difesa a proposito del franco colloquio chiarificatore fra il ministero e le principali associazioni cattoliche e laiche: colloquio che è stato promosso da me, sulla base delle richieste formulate nelle ultime settimane dalle associazioni stesse. E in coincidenza con un fatto legislativo nuovo, che è destinato ad esercitare non poca influenza sullo «status» degli obiettori: la riforma del servizio di leva, ormai giunta in porto (salvo un piccolo ritocco formale di pertinenza ancora del Senato).
Ecco: respingo fermamente quel termine. E chiedo all’Avvenire la cortesia di riprodurre, in questa mia lettera, quanto io avevo detto alla Commissione Difesa della Camera, il 17 settembre: cioè prima di tutte quelle polemiche che hanno investito, a mio giudizio ingiustamente, un’affermazione corretta come quella della Difesa. Ma le polemiche sono ormai chiuse; e la mia linea di fondo non ha subìto mutamenti.
Ecco la prova.
«Nella risoluzione del 7 febbraio 1983 – ricordano a Montecitorio – il Parlamento europeo si esprimeva su questo argomento con enunciazioni che riassumono il travaglio della coscienza moderna: il diritto di ogni uomo alla libertà di religione, di pensiero, di dissenso, va annoverato fra i diritti fondamentali; la salvaguardia della libertà di coscienza implica il diritto di rifiutare il compimento del servizio militare armato; il servizio civile sostitutivo non deve essere inteso come una sanzione, ma deve svolgersi nella piena dignità e nel rispetto della persona che vi fa ricorso con pari carico di oneri nei confronti del parallelo servizio militare in armi.
«Ecco i principi che hanno ispirato ed ispirano l’azione che il governo ha svolto negli ultimi anni e che anche oggi si accinge ad intraprendere».
Gli obiettori di coscienza sono equiparati ad ogni effetto civile, penale, amministrativo, e disciplinare ai cittadini che prestano il normale servizio militare e ne ricevono pari trattamento economico.
«Il ministro della Difesa, fino all’istituzione di un Servizio civile nazionale, servizio che auspico (come auspico un accentramento di responsabilità ministeriali), distacca gli obiettori presso enti, organizzazioni o corpi di assistenza, d’istruzione, di protezione civile e di tutela ed incremento del patrimonio forestale, previa stipulazione di speciali convenzioni».
«Dal 1973 al 1984 vi fu un crescente andamento delle domande di riconoscimento, passate da 200 a 9.000 per anno, fenomeno favorito da una disposizione ministeriale del 1979 che concedeva la dispensa dalla ferma di leva agli obiettori rimasti per oltre 26 mesi nella posizione di attesa di impiego».
«Prima di illustrare le iniziative relative – continuano alla Commissione difesa della Camera – desidero ricordare le sentenze della Corte costituzionale n. 164 del 1985 e n. 113 del 1986, perché l’azione del governo ha proceduto nel rispetto e per l’attuazione del disposto di tali sentenze.
La prima delle due sentenze afferma che il dovere costituzionale della difesa della Patria (sancito dall’art. 52 della Costituzione) non ammette deroghe, ma può essere adempiuto, oltre che con il servizio militare, con prestazioni personali civili di adeguato impegno sociale, riconducibili all’idea della difesa della Patria. Considera poi «ordinatorio» e non («perentorio» il temine di sei mesi per la definizione della domanda di riconoscimento ed infine riconosce la legittimità costituzionale della legge n. 772 del 1972.
«La seconda sentenza ha dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’articolo 11 della legge n. 772, limitatamente a quella parte in cui stabilisce che gli obiettori di coscienza ammessi al servizio sostitutivo siano sottoposti alla giurisdizione dei tribunali militari».
«Aggiungo per completezza che una sentenza del 24 maggio 1985 dell’adunanza plenaria del consiglio di Stato ha affermato l’illegittimità da parte della Commissione consultiva ministeriale di indagare nel foro della coscienza del cittadino che fa domanda di obiezione al servizio militare».
«Cosa che direi mai accaduta perché l’indagine della Commissione si sofferma su fatti e accadimenti obiettivi e non penetra né forza – né potrebbe forzare – il foro della coscienza…».
«Dal 1984 al 1985 si è avuto un calo del 18% delle domande.
«Per il 1986 l’andamento dei primi otto mesi ci fa prevedere la presentazione di circa 6.000 domande, con un ulteriore calo del 19% rispetto all’anno precedente.
«Il 70% degli obiettori è assegnato nelle sedi richieste e non è facile superare questo limite, sia perché la massa degli obiettori proviene da talune particolari Regioni, sia perché ci sono enti convenzionati che attendono obiettori in numero superiore a quelli provenienti dalla Regione in cui sono ubicati.
«La riorganizzazione della direzione della leva preposta alla gestione degli aspiranti obiettori, il funzionamento dal prossimo ottobre a pieno regime del sistema informatico già operante e l’invito ai giovani, inserito nel manifesto di chiamata del 1° contingente del 1987, di presentare unitamente alla domanda anche quei documenti pubblici richiesti dalla legge (certificato penale, dichiarazione sul porto d’armi, certificato dei carichi pendenti) sono tutte misure che concorrono a rispettare il termine semestrale assegnato per il disbrigo dell’istruttoria e a consentire il riassorbimento totale dell’arretrato e la piena normalizzazione entro il prossimo novembre.
«Il governo è estremamente sensibile al problema dell’obiezione di coscienza, segue con attenzione l’evoluzione del fenomeno, vigila che siano tutelati i diritti degli obiettori, adotta tempestive misure affinché sia assicurato in ogni momento e nei due sensi il pari sacrificio fra giovani alle armi ed obiettori, gli uni e gli altri sottoposti, sia pure con strumenti diversi, al dovere costituzionale di difesa della Patria.
«Sono a conoscenza delle proposte di legge presentate in materia dalle varie parti politiche, l’ultima delle quali nello scorso maggio. E sono altresì consapevole delle insufficienze delle attuali norme e della necessità di modificazioni e di integrazioni alla legge 772, che è vecchia di 14 anni, lungo periodo e riferito all’evoluzione della società e alle modificazioni degli animi e dei comportamenti.
«Il governo è pronto ad affiancare il Parlamento in quest’opera di revisione, di aggiornamento e di completamento, convinto che per una legislazione che così da vicino interessa aspetti di umana sensibilità, di generose aspirazioni e di rigorosa giustizia sia opportuno il più largo consenso delle forze politiche.
«Sottopongo il testo dell’ultima circolare sull’obiezione di coscienza, che tante polemiche ha suscitato, alla vostra attenzione e al vostro giudizio. Essa dovrebbe avere effetto dal 1° luglio dell’anno prossimo. C’è quindi tutto il tempo per un’adeguata meditazione.
«Chiedo al presidente della Commissione di costituire un gruppo di lavoro che proponga al governo tutte le modifiche al testo della circolare: non senza aver sentito prima i responsabili del settore.
«Sia il Parlamento – concludevo alla Camera – a suggerire al governo strade alternative, migliori.
Concludo. Sono stato fedele agli impegni assunti in Parlamento. Non merito nessuna lode, ma rifiuto ogni biasimo.
Giovanni Spadolini
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