Avvenire, venerdì 29 ottobre 1999
Quella di oggi può essere definita una data storica per il mondo dell’obiezione di coscienza e del servizio civile in Italia. Entra infatti in vigore il decreto del Presidente della repubblica che regolamenta le attività dell’Ufficio nazionale per il servizio civile.
Come si sa, la legge sull’obiezione di coscienza approvata nell’estate dell’anno scorso, nell’ambito della smilitarizzazione del servizio civile, ha creato presso la Presidenza del Consiglio un Ufficio che dovrà gestire in toto il servizio civile, soprattutto innovando e sviluppando i contenuti della nuova normativa.
Il legislatore era stato fin troppo ottimista sui tempi di realizzazione di ciò, fissando in tre mesi il termine entro il quale sarebbe dovuta partire la nuova struttura: superati gli scogli della burocrazia istituzionale, esattamente con un anno di ritardo l’Ufficio, che tempo fa questo giornale aveva definito “fantasma”, si materializza e può cominciare a funzionare ufficialmente.
In questo modo viene completamente sanata l’assurdità di una legge, la 772 del 1972, la prima legge che in Italia ha riconosciuto l’obiezione di coscienza al servizio militare, che affidava la gestione del servizio civile nelle mani di un Ministero, quello della Difesa, tradizionalmente contrario a chi per principio non accetta l’arruolamento nelle Forze armate. Molti dei problemi che obiettori ed enti hanno lamentato nei 26 anni di applicazione della vecchia legge derivavano proprio da questa contraddizione “genetica” della normativa. All’Ufficio dunque l’arduo compito di far dimenticare le inefficienze e le lungaggini che obiettori ed enti hanno patito in questi anni, gli abusi e le storture che hanno visto lo Stato vestire il ruolo di antagonista al servizio civile piuttosto che di partner.
L’affidamento delle responsabilità del servizio civile alla Presidenza del Consiglio, oltre a definire la cessazione di qualsiasi possibile ostilità ideologica tra militari e obiettori, è anche il riconoscimento dell’ampliamento del concetto stesso di difesa, non più e non solo militare e affidata agli eserciti. Non a caso il servizio civile è divenuto in questi anni una vera e propria forma di difesa del paese contro povertà, emarginazione, degrado ambientale, disgregazione sociale, cancellazione del patrimonio storico e culturale, il tutto affidato ai giovani.
I compiti del nuovo Ufficio non sono pochi e leggeri. C’è soprattutto da attuare la “nuova” legge in tutti i suoi contenuti più innovativi soprattutto per far fare al servizio civile quel salto di qualità di cui si sente la necessità, non solo per eliminare le zone d’ombra che anche in questo settore si sono accumulate ma soprattutto per fare del servizio civile una “leva civile” che sappia coniugare il dovere di solidarietà col diritto-dovere di difesa e sappia essere sempre più occasione per i giovani di andare a scuola di partecipazione e di cittadinanza responsabile.
Ecco perché il nuovo Ufficio dovrà puntare molto sulla qualità del servizio civile, concretizzando concetti quali programmazione e progettazione, realizzando finalmente la formazione e l’aggiornamento, investendo nell’informazione, favorendo la dimensione internazionale del servizio civile, sviluppando la ricerca di forme di difesa nonviolenta. Tutto questo, ovviamente, con le dovute risorse, a cominciare dalla finanziaria del 2000 in questi giorni all’esame del Senato e nella quale chiediamo che siano dedicati almeno 250 miliardi per questo comparto.
Tra le altre novità, non bisogna dimenticare che molti compiti che l’Ufficio dovrà assolvere prevedono l’esplicito coinvolgimento delle Regioni (oltre che, ovviamente delle sedi regionali dello stesso Ufficio che, di fatto, dovrebbero sostituire i Distretti militari). Non si tratta di un vero e proprio decentramento né di un abbozzo di federalismo, ma questo dovrebbe essere garanzia di un servizio civile più attento al territorio e ai bisogni del Paese.
È curioso notare come questa pagina nuova del servizio civile nel nostro Paese si apra proprio nel momento in cui sembra destinata a chiudersi la storia della coscrizione obbligatoria, e dunque dello stesso servizio civile sostitutivo del servizio militare.
Al neonato Ufficio, che presto dovrà trasformarsi in Agenzia, spetterà non soltanto gestire la transizione di qui fino all’abolizione della leva obbligatoria e alla creazione di un servizio civile volontario, ma soprattutto far funzionare subito l’attuale legge proprio perché solo dalla sua completa applicazione si potrà decidere il destino del servizio civile e quale proposta presentare ai giovani italiani del terzo millennio. In questo senso, proponiamo l’apertura sin dall’anno prossimo del servizio civile alle donne, alla stregua di quanto già deciso per il servizio in caserma.
Non resta che augurare buon lavoro al nuovo Ufficio. Vorremmo invece rassicurare il Ministero della Difesa: di certo non lo rimpiangeremo.
Diego Cipriani, Presidente CNESC
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