Il Giornale, domenica 5 settembre 1999
All’indomani dell’abolizione della leva, scoppia il caso degli obiettori di coscienza. I quali non sono pochi (oltre 70mila, uno uno ogni due militari), costano poco (guadagnano 5.620 lire al giorno) e fanno spesso lavori vitali specie nel campo dell’assistenza agli anziani e agli handicappati. Il mondo del volontariato è insorto con un unico grido di allarme: chi potrà permettersi di fare tanto se non ci saranno più gli obiettori di coscienza? A rendere più roventi gli animi ci si è messo poi Carlo Scognamiglio, ministro della Difesa, che in un’intervista a un quotidiano ha definito il servizio civile «un’ipocrisia vergognosa» pur precisando che il governosi è già impegnato in un progetto di riforma del settore.
Così, se da una parte c’è chi come Bertinotti si preoccupa del fatto che si vada verso un esercito professionale («iI figlio malato della guerra nei Balcani») e che la questione sia stata liquidata con una semplice seduta del Consiglio dei ministri, dall’altra c’è chi come il ministro della Sanità Rosi Bindi vorrebbe addirittura un servizio civile obbligatorio per tutti. «È noto a tutti gli italiani che il servizio civile è diventato in questi anni una risposta ai bisogni della collettività a partire dalle fasce più deboli», sottolinea invece Giovanni Bianchi, responsabile nel PPi dei rapporti con l’associazionismo. A dirimere la matassa, insomma, ci vorranno soprattutto le idee chiare. Nel frattempo piovono critiche soprattutto dal mondo dell’associazionismo.
Luigi Bobba, presidente nazionale delle Acli, definisce «vergognose» le dichiarazioni del ministro della Difesa. «Se si deve parlare di imboscati sulla questione del servizio civile – ha detto Bobba – il primo imboscato è questo governo. A più di un anno dall’approvazione della nuova legge sull’obiezione di coscienza – ha spiegato il presidente delle Acli – il governo sceglie di essere inadempiente e miope di fronte alla possibilità oggi ancora poco valorizzata di dar vita ogni anno a un esercito di centomila giovani impegnato in un’esperienza di grande utilità sociale, di formazione personale e professionale, di sicurezza per i cittadini». Anche Bobba vorrebbe «una leva civile obbligatoria per ragazzi e ragazze» e sottolinea come la scelta di eliminare gli obiettori di coscienza andrebbe a scapito delle persone più deboli: «Per fare un esempio – ha spiegato – nel circuito delle Acli sono impegnati oltre 400 obiettori di coscienza che non potrebbero essere certo sostituiti da assunti. Dovremmo perciò solo tagliare i servizi».
Lo stesso tono viene usato dal portavoce dell’associazione degli obiettori nonviolenti, Massimo Paolicelli: ««Una ipocrisia vergognosa è questa riforma finto-populista e non il servizio civile», sottolinea. E aggiunge: «L’attuale servizio civile è pienamente legittimato da una sentenza del 1985 della Corte costituzionale: è bene che il ministro ne prenda atto. Quello che è realmente ipocrita è il tentativo di far credere alla gente che con forze armate mercenarie si vinca il nonnismo, mentre è vero il contrario. Come vergognoso è far credere che la riforma costi 88 miliardi in più. Non resta che auspicare in un ruolo più responsabile del Parlamento, al quale chiediamo di non accettare questa riforma che pone le premesse per un doppio taglio allo Stato sociale».
Anche dall’Arci, associazione vicina alla sinistra che impiega quasi 2000 obiettori, viene preoccupazione: «Certamente noi – osserva il presidente Tom Benetollo – potremo sopravvivere anche senza l’aiuto di chi presta il servizio civile. Ma certamente con 2.000 obiettori in meno, tanti sono quelli da noi impiegati, ci sarà tanto lavoro sociale in meno». Benettollo ricorda che «proprio per evitare la fuga dal servizio civile ci era stato promesso “autorevolmente” che insieme con l’abolizione della leva sarebbe stato presentato un provvedimento sul servizio civile».
Michele Lella
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