La Repubblica, giovedì 15 febbraio 2001
Le ragazze potranno “arruolarsi” subito nelle truppe della solidarietà. La prima pagina del nuovo servizio civile sarà scritta con l’arrivo delle volontarie per le quali a marzo sarà fatto un apposito bando. Anche le donne quindi possono scegliere di dedicare un anno della propria vita all’aiuto degli anziani o degli handicappati, alla tutela del patrimonio artistico e ambientale. E ugualmente essere “reclutate” nei corpi civili di pace all’estero, i cosiddetti caschi bianchi, che costituiscono l’ altra novità pronta ad essere messa in campo nei prossimi mesi.
Ha avuto ieri l’approvazione definitiva della Camera dei deputati la riforma del servizio civile (con 228 sì di centrosinistra e Rifondazione, 175 astenuti della Casa delle Libertà e 5 no), dopo il nullaosta del Senato di un mese fa, un lungo dibattito e un iter complesso nelle commissioni parlamentari. La legge inquadra i “nuovi obiettori” una volta abolita nel 2007 la naja, e perciò entrerà completamente in vigore tra quattro anni.
«È stata dura ma ce l’abbiamo fatta», commenta in Transatlantico il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Patrizia Toia che ha seguito la riforma passo passo. Soddisfatto il ministro della Difesa, Sergio Mattarella: «Abbiamo vinto lo scetticismo di chi non credeva che prima della legislatura sarebbero state approvate entrambi le leggi, sia quella che ha sospeso la leva obbligatoria che questa sul servizio civile».
Se governo e maggioranza esultano, dal Polo partono bordate nell’aula di Montecitorio. Il forzista Paolo Giannattasio ironizza: «Inutile nascondersi dietro un dito, con la fine del servizio militare obbligatorio bisognava trovare qualcosa che spingesse i giovani a prestare quel servizio di volontariato più “spintaneo” che spontaneo, assolto grazie a quella obiezione più di comodo che di coscienza». Dura la replica dei Ds: «È un’offesa agli obiettori, alle associazioni, a tutto il mondo del no profit». Per l’Ulivo ieri è una giornata parlamentare fausta. Lo sottolinea Rutelli, il candidato premier: «La maggioranza dimostra vitalità e ci sono importanti risultati parlamentari con quattro leggi approvate in un solo giorno, a cominciare dal servizio civile…». I giovani di Forza Italia rincarano: «È un progetto criminalbuonista, una riforma da “terra di cachi”». «I cachi bisognerebbe tirarveli», replicano i coetanei del Ppi. E la sinistra giovanile richiama tutti a considerare l’importanza del traguardo raggiunto.
Il traguardo, cioè la riforma dei nuovi obiettori, prevede che i ragazzi e le ragazze tra i 18 e i 26 anni possano spendere un anno in solidarietà. Dodici mesi, pari alla “ferma” volontaria nell’esercito, con una retribuzione di circa un milione al mese. Retribuzioni, criteri di reclutamento, durata del servizio civile sono per la verità questioni delegate al governo che dovrà disciplinarle con appositi provvedimenti.
L’altro punto importante è che l’anno di servizio civile farà punteggio nei corsi universitari, specializzazioni e per accedere alle professioni. Un premio o incentivo è stabilito in pratica dalla legge. «Bene i crediti formativi. È una legge moderna e utile e per le ragazze rappresenta davvero una novità: un anno intero che porterà molte fuori casa, a fare un’esperienza bella, da ricordare e da mettere a frutto», afferma Katia Bellillo ministro delle Pari Opportunità.
Ma una volta istituito il servizio di leva volontario e pertanto venuta meno l’obiezione di coscienza, quanti giovani saranno disposti a fare il servizio civile? La stima di Bertolaso è di almeno 50 mila «se sapremo renderlo davvero interessante con una buona operazione di marketing». Giudizio positivo delle associazioni che però sollecitano finanziamenti adeguati. Gli stanziamenti sono di 720 miliardi in tre anni, 235 per l’anno in corso. La Caritas definisce l’approvazione della legge «la risposta a molte attese della società e agli stessi auspici della Cei». Mauro Paissan considera la legge un successo dei Verdi, La Ppi Rosa Russo Jervolino , presidente della commissione Affari costituzionali della Camera, ne sottolinea il carattere educativo. Alla Camera votati alcuni ordini del giorno, tra cui quello che impegna il governo a risolvere la questione dei tempi diversi di risposta alle domande per chi ha presentato obiezione prima del 2000 e talvolta aspetta anche 18 mesi, non rientrando nel decreto che prevede assensi rapide.
Giovanna Casadio
visualizza in PDF: La Repubblica 15-02-2001