La Repubblica, 11 novembre 1986
E’ guerra aperta tra Caritas italiana e Ministero della Difesa sull’utilizzazione degli obiettori di coscienza nel servizio civile. In una lettera-diffida del 28 ottobre, la Direzione Generale Leva della Difesa minaccia «!’immediata» rottura della convenzione che attualmente regola i rapporti tra Caritas e Ministero in materia di obiezione di coscienza.
La Caritas (diretta emanazione della Conferenza Episcopale italiana) viene messa sotto accusa perché «ha ricusato alcuni obiettori di coscienza – così è scritto nella diffida – in quanto precettati in sedi diverse da quelle con le quali gli stessi obiettori avevano predisposto il loro programma di lavoro». Il documento è l’ultimo atto di un lungo e silenzioso (fino ad oggi) scontro che è in corso tra Ministero della Difesa e Caritas sulla destinazione e sull’utilizzo degli obiettori nel servizio civile.
L’ ente ecclesiale, da qualche tempo, si mostra sempre più insoddisfatto sul criterio di impiego dei giovani nell’ambito dei servizi sociali sostitutivi della ferma di leva militare. In particolare la Caritas lamenta il fatto che gli organismi militari non tengono presente le specializzazioni di ogni singolo obiettore al momento di deciderne le destinazioni di servizio. Risultato: molti giovani vengono assegnati in sedi sbagliate per mansioni difformi alle loro caratteristiche professionali. Da qui la decisione da parte dei responsabili del maggior ente ecclesiale italiano di rifiutare gli ultimi obiettori che il Ministero ha recentemente mandato in servizio presso parrocchie, diocesi e centri assistenziali religiosi.
L’iniziativa ha urtato la suscettibilità del ministero della Difesa, in quanto, è scritto nella lettera, si tratterebbe di un atto «non previsto dall’attuale convenzione, né tantomeno dalla normativa in vigore». Motivo per cui, senza mezzi termini, la Caritas italiana per la prima volta viene invitata ufficialmente ad accettare tutte le decisioni e le scelte adottate dal Ministero nell’ambito dell’utilizzo degli obiettori di coscienza. Più che un invito è un ordine categorico.
Fino ad ora presso gli enti e le comunità ecclesiali della Caritas hanno svolto servizio civile oltre seimila obiettori di coscienza da quando, nel 1977, è stata sottoscritta la convenzione. A tutt’oggi ,sono circa 1800 gli obiettori in servizio presso 150 diocesi italiane, impegnati in attività sociali (recupero dei tossicodipendenti, assistenza degli anziani…). La Caritas ha in animo di potenziare questo suo impegno. Non a caso il neo presidente, monsignor Giuseppe Pasini pochi giorni prima della diffida, ha lanciato la proposta di cambiare il presente servizio «alternativo» alla ferma militare con un «servizio sostitutivo» aperto a tutti, sia ai ragazzi che alle ragazze.
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