Corriere della sera, sabato 23 giugno 1984
Ho ricevuto la seguente lettera firmata Maurizio Di Lelio: «Siamo stati abituati dagli articoli di Mauro Cameroni – L’handicap, dentro e oltre – ad incontrare situazioni in cui quelle che sembravano per tutti conquiste democratiche ormai definitivamente acquisite sono state in realtà troppo spesso negate dai fatti.
«Circostanze e volontà hanno spesso quindi abrogato il diritto di tutti per il privilegio di alcuni, fondamento di una profonda ingiustizia sociale che, come un’ombra ha perseguito il cammino della nostra democrazia. Battaglie politico-storiche come quella per esempio dell’obiezione o del diritto allo studio, malgrado le apparenze, sono ancora lontane da una piena e definitiva vittoria.
«Cerchiamo però, in questa ottica – prosegue ancora la lettera – di rapportarci agli spunti che Cameroni ci ha proposto nei suoi ultimi articoli. Rispetto all’importante iniziativa dell’Università degli Studi di Roma “La Sapienza” e dell’Opera Universitaria di fornire un servizio di accompagnamento per alcuni studenti handicappati attraverso obiettori di coscienza (in numero peraltro, troppo ridotto), occorre ad esempio dire che la situazione deve essere migliorata, proprio perché non siano solo pochi studenti privilegiati ad usufruirne, perché le barriere architettoniche universitarie non sono ostacoli da “superare”, ma da “abbattere”, perché occorre più informazione su questi servizi, perché non sia del delegato al solo al lavoro degli obiettori la garanzia al diritto allo studio degli studenti portatori di handicap e perché infine gli Enti preposti si assumano pienamente, per ciò che è di loro competenza, la responsabilità di organizzare e rendere efficace tale servizio per non vanificare il lavoro dei giovani obiettori. In questo senso la situazione delle scuole superiori è ancora più difficile e non a caso più volte da queste colonne si è richiesto l’intervento deciso del Provveditore agli Studi.
«Anche per l’obiezione di coscienza (che tra l’altro se il Provveditore volesse potrebbe essere utilizzata anche nel servizio agli istituti scolastici)- scrive ancora Di Lelio nella sua lettera – il discorso è analogo a quello dello studio: è troppo spesso un privilegio e non un diritto, perché non è garantita a tutti la possibilità di svolgere servizio civile e perché manca un’informazione adeguata e poi sinceramente il tanto calunniato e bistrattato servizio civile può di sicuro aiutare a risolvere importanti problemi purché ovviamente non sia usato per mascherare carenze di personale o togliere lavoro a chi ne ha diritto.
«Allora io come obiettore di coscienza assegnato all’Università di Roma “La Sapienza” e Mauro Cameroni come utente di questo servizio, ognuno nel suo modo, siamo ambedue dei privilegiati, dei privilegiati che però insieme vogliono lottare per una uguaglianza che significa diritto di tutti e non ingiusta condizione di “fortuna”».
Ringrazio Maurizio, è inutile che dica che sono perfettamente d’accordo con lui, voglio però sottolineare un punto della sua lettera, cioè quello sul privilegio.
Sì, infatti Maurizio ed io siamo due privilegiati, lui è fra i pochi a cui è stato accettato il servizio civile e che potrà cosi dare un significato di utilità al servizio di leva; io, nonostante i miei handicap, ho potuto studiare, entrare nel mondo universitario e fra l’altro ora sono fra i pochissimi portatori di handicap che usufruiscono all’Università di Roma La Sapienza del servizio di accompagnamento degli obiettori di coscienza. Ma perché dobbiamo essere dei privilegiati? Perché delle cose come ad esempio la scelta di pace, il rifiuto delle armi, il diritto allo studio, all’integrazione, ai servizi assistenziali, tutte cose che dovrebbero essere dei diritti naturali, devono oggi essere vissuti come lotte durissime, competizioni, corse ad ostacoli al cui traguardo devono arrivare pochissimi fortunati? Speriamo che presto questi ed altri diritti non siano più conquiste o privilegi, ma acquisizioni naturali.
Mauro Cameroni
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