Obiettori desaparecidos

Il manifesto, sabato 11 maggio 1985

 

Lo scorso ottobre, in un suo intervento sul manifesto, Edo Ronchi forniva eloquenti cifre di fonte ministeriale sulla situazione del servizio civile e dell’obiezione di coscienza. Ronchi notava prima di tutto la costante espansione del fenomeno. Siamo passati dalle 200 domande del ’73 alle 1.500 del ’78, alle 7.559 dell”83 e al ben più cospicuo 14,3 per cento del primo semestre. Ma non è tutto.

I numeri forniti dal ministero si prestano anche ad altre considerazioni. Se infatti calcoliamo il totale delle domande presentate nel decennio ’73-’83 (31.674) e a queste sottraiamo il numero degli obiettori impiegati (3.804), di quelli che usufruendo completamente della circolare del ’79 hanno avuto il congedo a casa (4.915), le dispense e le rinunce (800), e gli obiettori in attesa di impiego (3.915), ci rendiamo conto di due cose: 1) solamente il 4 per cento del totale ha svolto effettivamente il servizio; 2) mancano all’appello ben 8.240 obiettori. Forse è possibile che, queste 8.240 domande inevase giacciano in qualche ufficio del ministero della difesa, ma non sembra però che tutte queste concomitanze siano casuali.

La situazione ci deve far riflettere sullo stato di grande degrado in cui versa la legge 772. Sottoutilizzo, congedi a casa, obiettori «desaparecidos»: probabilmente tutto ciò prepara il campo ad una nuova proposta restrittiva che pare il Ministero stia già progettando. E’ allora urgente dare risposte positive, avanzando proposte di riforma complessiva.

Il primo nodo da sciogliere sta nella confusione che la legge 772 fa fra servizio civile e obiezione di coscienza. Sarebbe utile dividere i due ambiti riconoscendo l’obiezione di coscienza come diritto o come scelta con un suo valore specifico ponendo però accanto ad essa un servizio civile riconosciuto dallo stato attraverso il quale realizzare un’estensione del concetto di difesa intesa come salvaguardia del territorio, tutela dei beni culturali, servizio socialmente utile, secondo un criterio di solidarietà deducibile dalla stessa Costituzione.

Dare quindi la possibilità di opzioni diversificate nell’ambito di una nuova legge che sia caratterizzata dai seguenti elementi: 1) ricensimento degli enti, valorizzando quelli che hanno svolto un lavoro positivo ed escludendo quelli che favoriscono le varie forme di imboscamento; 2) costituzione di un coordinamento fra i vari ministeri interessati e fra gli Enti Locali convenzionati, sottraendo la gestione della legge al Ministero della Difesa dimostratosi ampiamente inefficiente; 3) abolizione delle commissioni di idoneità sulle domande che si sono rivelate meri strumenti repressivi che agiscono con criteri arbitrari; 4) riallineamento dei tempi fra servizio civile e servizio militare, potendo pensare al massimo ad uno scarto di due o tre mesi da utilizzare in corsi di addestramento e di formazione per il lavoro da svolgere successivamente. A questo proposito grande potrebbe essere il ruolo delle, università se si potessero utilizzare le competenze degli studenti che fanno domanda di servizio civile; 5) sviluppo e valorizzazione del servizio civile internazionale, inteso come strumento di cooperazione e di pace.

Anche le amministrative possono essere una occasione per discutere di questi argomenti, in quanto l’ente locale può avere un ruolo importante e positivo. Insieme ai nostri compagni candidati, noi della Fgci ci batteremo affinché nei consigli comunali si costituiscano commissioni permanenti che si occupino seriamente e concretamente della condizione dei giovani militari di leva e del servizio civile.

 

Francesco Petrelli, Napoli

 

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