Obiettori della Caritas 20 anni di investimento

Avvenire, martedì 10 giugno 1997

 

In questa vigilia referendaria, sull’obiezione di coscienza al servizio militare alquanto dimessa e silenziosa, piace ricordare come proprio il lo giugno di vent’anni fa, nel 1977, veniva firmata la prima convenzione tra la Caritas Italiana e il Ministero della Difesa che permetteva l’accoglienza di obiettori di coscienza in servizio civile.

Già dagli inizi del 1976 la Caritas Italiana aveva deciso di avviare la convenzione, anche alla luce delle prime esperienze di servizio civile che si facevano strada in Italia, a quasi quattro anni dall’approvazione della legge 772/72, quella che ancora oggi regolamenta in Italia l’obiezione di coscienza al servizio militare, decisione che di fatto venne però rinviata dal terremoto del Friuli che concentrò su di sé tutte le energie e le risorse della Caritas Italiana e di molte Caritas Diocesane.

Nel frattempo, anche all’interno della Chiesa italiana il dibattito sull’obiezione di coscienza si andava estendendo, anche sulla scorta dei mutamenti intervenuti nella sensibilità ecclesiale negli anni Sessanta: dalla “Gaudium et spes” alla “Populorum progressio”, dal laboratorio fiorentino di La Pira, Balducci e Milani alla diffusione di idee pacifiste in tutto il mondo. Né va dimenticato che al Convegno ecclesiale “Evangelizzazione e Promozione Umana”, svoltosi a Roma nell’autunno del ‘76, il tema dell’obiezione di coscienza venne ripreso e ufficializzato e il servizio civile proposto “come scelta preferenziale dei cristiani”.

Da allora, il panorama dell’obiezione nel nostro Paese è molto cambiato, dentro e fuori la Caritas.

Sono cambiati anzitutto i numeri. Basti penare che dalle 200 domande di obiezione del 1973 si è passati alle circa 47.000 dell’anno scorso, e dai primi due obiettori con i quali si avviò l’esperienza in Caritas si è passati ai circa 5.000 giovani che ogni anno svolgono il servizio civile in 190 diocesi d’Italia.

Sono anche cambiati i giovani e le loro motivazioni al servizio civile, anche se in molti rimpiangono “gli obiettori di una volta”, Se fino a qualche anno fa, infatti la motivazione squisitamente antimilitarista era più frequente tra i giovani che obiettavano al servizio militare, oggi è più presente la motivazione del servizio civile nella sua maggiore utilità sociale rispetto al servizio militare.

Sono cambiati gli enti che accolgono gli obiettori. La legge del 1972 prevedeva che il Ministero della Difesa, “nell’attesa dell’istituzione del servizio civile nazionale”, assegna gli obiettori presso enti e organizzazioni convenzionati per il servizio civile. Di fatto, siamo ancora in attesa che lo Stato organizzi un sevizio civile nazionale cosa che, in questi 25 anni, è stata praticamente delegata agli enti convenzionati che accolgono obiettori. alle poche decine di enti che negli anni Settanta accoglievano obiettori, oggi siamo passati a oltre 5.000 soggetti, dei quali circa la metà costituita da Comuni: la Caritas resta comunque l’ente che accoglie il maggior numero di obiettori.

È cambiato anche il servizio civile svolto dagli obiettori. Soprattutto con l’ampliamento numerico dei soggetti che accolgono obiettori, sono state, di fatto ampliate le fasce d’intervento del servizio civile, fino a qualche anno fa limitate in gran parte al settore socio‑assistenziale, accanto al quale si sono creati spazi per il settore culturale e ambientale. È cambiato anche l’impatto che l’opinione pubblica riserva al servizio civile degli obiettori. È inutile nascondersi che l’obiezione di coscienza nel nostro Paese è sempre stata oggetto di una particolare “cultura del sospetto” sia da parte dell’opinione pubblica (che ha spesso considerato l’obiettore un “imboscato” sia da parte del legislatore (la legge 772172 ha dei contenuti fortemente punitivi) sia da parte dell’amministrazione statale (che ha cercato in tutti i modi di ostacolare la crescita del fenomeno).

Anche la Chiesa italiana ha cambiato il suo atteggiamento nei confronti dell’obiezione. Se l’entusiasmo dei Convegno del ‘76 si è affievolito nei convegni ecclesiali successivi di Loreto e di Palermo, tuttavia soprattutto a livello locale è andato crescendo l’apprezzamento per una scelta di coscienza che, coinvolgendo tanti giovani, si è spesso rivelato un ottimo investimento per le nostre comunità ecclesiali e civili, come testimoniano molte delle scelte di vita operate dopo il servizio in ambito ecclesiale, familiare, politico, professionale. Le stesse Caritas diocesane hanno cominciato ad apprezzare una presenza che, nonostante tutte le difficoltà gestionali derivanti dalla normativa vigente, costituisce uno stimolo per poter meglio servire Cristo nei poveri. Anche il nuovo “Catechismo degli Adulti della Cei la prospettiva insita nell’obiezione di coscienza, che non è soltanto un “no” ad ogni forma di violenza, ma anche la ricerca instancabile di forme alternative alla guerra per prevenire e risolvere i conflitti attraverso la nonviolenza.

Quello che in questi 25 anni di legge 772 (e 20 anni di convenzione Caritas) non è cambiato è l’assetto normativo generale. In questi anni, nonostante che la Corte Costituzionale sia intervenuta con ben otto sentenze e che si è dovuti ricorrere ad un referendum per poter modificare qualcosa, il Parlamento non è riuscito a soddisfare la legittima richiesta di una nuova legge che obiettori ed enti reclamano.

Auguri, dunque, Caritas Italiana! Perché in questi vent’anni di convenzione hai permesso a quasi 40.000 giovani di sperimentare la difficile impresa della costruzione della pace attraverso le armi della solidarietà. Auguri all’intera Chiesa Italiana perché anche attraverso l’impegno di questi giovani e di migliaia di operatori che lihannoli hanno accolti e guidati nel loro sevizio, hai presentato un volto più giovane e attento alla voce dei poveri. Auguri alla nostra “povera” Italia perché senza la pace, la solidarietà e la democrazia, che anche gli obiettori hanno contribuito a realizzare, non potrà costruirsi alcun futuro. Auguri ai 945 parlamentari: perché l’occasione di questi combinati anniversari sia d’auspicio perché regalino al Paese una nuova legge sull’obiezione. Auguri a quanti hanno posto un gesto, quello di obiettare ad ogni forma di violenza che deve essere concretizzato per tutta la vita.

 

Diego Cipriani

 

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