«L’obiezione resti libera»

Avvenire, 14 dicembre 1986

 

La soddisfazione della Caritas italiana dopo l’incontro chiarificatore con Spadolini sul problema dell’obiezione di coscienza è evidente, anche se non si coltivano illusione e soprattutto si è in attesa della nuova circolare sulla gestione degli obiettori, che cancellerà definitivamente quella tanto criticata del giugno scorso e che il ministro si è impegnato a far emanare entro domani.

Il secondo convegno nazionale degli obiettori di coscienza cattolici, svoltosi ieri a Milano presso l’aula magna dell’Università cattolica e che ha visto riunirsi da tutta l’Italia oltre mille giovani che effettuano il servizio civile presso la Caritas, ha consentito di compiere una pausa di riflessione, dopo la battaglia di alcuni mesi con il ministero, e di precisare le richieste prioritarie delle organizzazioni cattoliche su tutta la vicenda.

Monsignor Giuseppe Pasini, direttore della Caritas italiana, ha espressamente dichiarato che, dopo l’impegno di Spadolini, «c’è attesa che si dia applicazione alle parole». Parlando con i giornalisti, Pasini ha riconosciuto che il dietro-front compiuto dal ministero della Difesa, dopo le precettazioni e le ispezioni, è dovuto alla pressione della stampa e dell’opinione pubblica e, in parte, anche alla situazione politica, che imponeva un recupero di credibilità dopo le polemiche sulla vita nelle caserme e sul traffico d’armi.

Monsignor Pasini ha auspicato che sia varata al più presto la legge e, proprio per la mancanza di concordia tra le forze parlamentari che può provocare ritardi, ha messo a fuoco alcuni contenuti «irrinunciabili» che devono trovare spazio nella normativa, distinguendoli da altri definiti «trattabili». Tra i primi il passaggio del servizio civile da concessione dello Stato a diritto soggettivo, da servizio civile sostitutivo a servizio civile alternativo».

Ancora: l’equiparazione di trattamento giuridico, amministrativo ed economico con i militari, la considerazione da assicurare alla formazione e l’esistenza di un pluralismo di offerte di servizio civile e la libertà di scelta dell’obiettore rispetto all’ente.

Che l’approvazione della legge presenti numerosi ostacoli è emerso nella tavola rotonda, coordinata dal vescovo ausiliare di Milano monsignor Attilio Nicora, tra esponenti politici e sindacali. Paolo Caccia (Dc), vicepresidente della Commissione difesa della Camera, ha presentato la bozza del testo unificato («Se tutto va bene, la nuova legge si farà entro febbraio»), che ha raccolto le proposte della maggioranza. Si prevede l’istituzione del servizio civile nazionale presso la presidenza del Consiglio, la durata di 15 mesi (3 di formazione) e il pluralismo delle opzioni.

Differente l’impostazione del Pci: Enea Cerquetti, relatore di minoranza in commissione, ha infatti delineato una pressoché completa statalizzazione del servizio civile, lasciando ben poco spazio agli enti e alle organizzazioni.

Sull’idea di statalizzazione è anche il sottosegretario Vittorio Olcese (Pri), che nel suo intervento più volte interrotto dai fischi dell’assemblea ha sostenuto che non tutti gli obiettori operano nel sociale, ma vi sono degli imboscati, e che molti enti «(specialmente gli enti locali») si comportano scorrettamente nella gestione del servizio. L’intervento di Olcese ha scatenato una polemica da parte del magistrato di Cassazione Rodolfo Venditti, che ha contestato il ritardo con cui il ministero risponde alle domande e sostenuto l’ipotesi della completa alternatività. Olcese, per tutta risposta, l’ha accusato di populismo. Il sindacalista Franco Bentivogli (Cisl), da parte sua, ha contestato l’attuale normativa, che imporrebbe una scelta classista.

In precedenza, Roberto Rambaldi, vicedirettore della Caritas ambrosiana, aveva precisato situazioni e prospettive del servizio civile svolto presso la Caritas delineando un identikit dell’obiettore, impegnato nella promozione di una cultura di pace e nell’aiuto agli emarginati, mentre il magistrato Giuseppe Anzani aveva illustrato i contenuti di recenti sentenze della Corte costituzionale e di Consiglio di Stato che riconoscono pari diritto al servizio militare e a quello civile.

Ai convegnisti è giunto anche un saluto del cardinal Martini, che individua nell’obiezione di coscienza «un segno profetico per la comunità cristiana».

 

Roberto Righetto

 

visualizza in PDF: Avvenire 14-12-1986