La Stampa, martedì 10 agosto 1999, pagina 13
Sono finiti i soldi degli obiettori di coscienza. I ragazzi impegnati nel servizio civile non prendono lo stipendio da quattro mesi e i trentamila che dovrebbero «partire» fra settembre e dicembre rischiano di restare a casa. I 120 miliardi stanziati dalla Finanziaria ’99 per gli obiettori di coscienza sono esauriti. Il ministero della Difesa ha quindi deciso di sospendere le assegnazioni a partire dal 2 settembre. Per assicurare la partenza di questi ultimi 30 mila «obiettori» ci vorrebbero altri 80 miliardi, ma per il momento i soldi non ci sono. E anche quei giovani già impegnati (e non pagati) rischiano di essere spediti a casa in anticipo.
A lanciare l’allarme per la «bancarotta» del servizio civile erano state nei giorni scorsi la Consulta nazionale degli Enti per il servizio civile e la Lega obiettori di coscienza. Ieri è arrivata la conferma del ministro della Difesa, Carlo Scognamiglio: «Le disponibilità finanziarie non ci sono e mi pare difficile che si possano trovare». Il problema è serio. Quest’anno il governo ha avuto spese extra, dovute alla guerra in Kosovo e all’accoglienza dei profughi in Albania e in Italia. Molti obiettori di coscienza hanno addirittura prestato il loro servizio partendo per i Balcani. Ma adesso sono esaurite le riserve finanziarie.
A questo punto, la preoccupazione dell’Ufficio nazionale per il servizio civile è quella di non fare ingiustizie: «Dovremo riorganizzare gli scaglioni – spiega il direttore generale Guido Bertolaso – e ci saranno dei ritardi: troveremo un meccanismo. Non è giusto che da settembre in poi tutti i ragazzi siano congedati. Non è giusto per chi ha già fatto il servizio civile assolvendo ai propri obblighi di cittadino». Quindi, chi ha scelto l’obiezione di coscienza, e sono stati 71 mila solo nel 1998, per il momento può solo sperare di evitare al tempo stesso naja e servizio civile.
Le associazioni degli obiettori denunciano invece i segni del collasso del sistema: se davvero i ragazzi non partissero, per l’anno prossimo si rischia di avere un «boom» di richieste di obiezione, nella speranza di intasare i posti disponibili. La legge 230 del 1998 prevede infatti che gli obiettori in esubero vengano rispediti a casa. Ma su questo punto Guido Bertolaso ostenta sicurezza: «Il servizio civile è un lavoro serio e faticoso, per il 2000 non ci sarà nessuna invasione di richieste di obiezione».
Di certo sono molti i soggetti che patirebbero una crisi del settore. Il servizio civile è una realtà silenziosa, ma ben diffusa sul territorio, con una presenza importante nella società italiana. La metà dei ragazzi è impegnata in associazioni di volontariato che operano nel terzo settore, come la Caritas, l’Arci o la Croce Rossa. L’altra metà degli obiettori lavora invece presso gli enti locali, nei Comuni in particolare, e assicura servizi come la sorveglianza nei musei e l’assistenza domiciliare ad anziani e disabili.
L’improvvisa emergenza nelle casse del fondo per il servizio civile impone al ministro Scognamiglio considerazioni più a lungo raggio sulla riforma dell’esercito. «La trasformazione delle forze armate in senso professionale – spiega – renderà inevitabile una diversa e migliore regolamentazione del sevizio civile. Così com’è, cioè alimentato da chi non vuole fare il militare, è una questione che definisco scandalosa». Ma c’è anche chi, come Maurizio Gasparri, deputato di An, approfitta della vicenda per accendere la polemica e abbandonarsi al catastrofismo: «Il governo e la maggioranza, con la legge sull’obiezione di coscienza, hanno messo in ginocchio le nostre forze armate, prive del gettito di leva e delle risorse per essere trasformate in termini professionali. Bisognava da tempo pensare a una riforma che facesse passare le nostre forze armate dalla leva obbligatoria al volontariato. Su questo tema, però, il centrosinistra ha sempre esitato».
j. arb.
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