Il servizio civile verso una «pari dignità»

Il Giorno, 14 dicembre 1986

 

«La più larga diffusione del servizio civile non deve stemperarne il significato originario: quello del rifiuto incondizionato a osservare una legge per ragioni di coscienza.

E’ un istituto troppo delicato del nostro ordinamento democratico per non vigilare con severità sulle inadempienze pubbliche e sugli abusi privati». Il cardinale Martini ha nuovamente fatto opinione: l’arcivescovo di Milano non ha potuto presenziare personalmente, ma il suo messaggio al 2° convegno nazionale degli obiettori di coscienza cattolici, promosso dalla Caritas nell’aula magna dell’Università Cattolica, ha saputo sintetizzare preoccupazioni e attese su un argomento – l’obiezione di coscienza – attorno al quale, in tempi recenti, si erano registrate arroventate polemiche tra esponenti del Governo e associazioni di base.

Quello di ieri si proponeva come un’occasione irripetibile a disposizione degli obiettori per ribadire le loro irrinunciabili rivendicazioni a pochi giorni dall’avvio delle discussioni su due nuovi progetti di legge (uno sostenuto dal pentapartito, l’altro dai comunisti) presso la Commissione Difesa della Camera: obiezione come diritto soggettivo, equiparazione di trattamento con i giovani militari, libertà di scelta dell’obiettore rispetto all’ente di destinazione, Le attese non sono andate deluse: almeno 1300 giovani provenienti da tutt’Italia, numerose organizzazioni cattoliche e una folta delegazione di politici, tra gli altri il sottosegretario del ministero della Difesa per l’obiezione di coscienza, Vittorio Olcese, il relatore del progetto di legge di maggioranza, Paolo Caccia (Dc) e Enea Cerquetti (Pci) relatore di minoranza in commissione Difesa.

Insomma, gli ingredienti per un decisivo confronto tra le parti non mancavano e cosi è stato: i promotori della manifestazione hanno auspicato il definitivo riscatto dell’obiezione di coscienza come reale servizio alternativo e i parlamentari hanno promesso sostanziali rivoluzioni rispetto alla legge 772 (approvata 14 anni fa) ormai superata e inadeguata.

«ln un recente incontro con le organizzazioni che sostengono l’obiezione, il ministro della Difesa, Spadolini si è dichiarato disponibile a rivedere la circolare dell’estate scorsa che peccava di burocraticismo esasperato e di rigida militarizzazione del servizio civile – ha spiegato monsignor Attilio Nicora, presidente della Caritas ambrosiana – il convegno odierno ha voluto appunto rimettere in luce la fisionomia dell’obiettore, che non è un imboscato ma un cittadino che difende in modo diverso e validissimo la Patria».

«Il nostro progetto di legge recepisce queste istanze – ha garantito Paolo Caccia -, prevede il trasferimento delle competenze dal ministero della Difesa alla presidenza del Consiglio, elimina la Commissione giudicante, riduce a soli 3 mesi in più del servizio militare il periodo richiesto agli obiettori e limita a 6 mesi il margine massimo di attesa per l’accoglimento della domanda».

 

Paolo Galliani

 

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