Il servizio civile ucciso per invidia

Vita, 20 luglio 2001

 

L’entusiasmo per la fine della leva obbligatoria rischia di soffocare l’esperienza dell’obiezione di coscienza. La Cnesc – Conferenza nazionale enti per il servizio civile lancia l’allarme presentando il rapporto 2001 sul servizio civile e dovendo registrare, con amarezza, un’ulteriore calo di attenzione delle istituzioni dopo l’approvazione della riforma, come se non valesse la pena investire su questi sette anni che mancano all’abolizione della leva. «Non c’è mai stata lentezza nelle assegnazioni come quest’anno», denuncia Cristina Nespoli, presidente della Cnese. «A più di sei mesi dall’inizio dell’anno, ci sono enti che hanno ricevuto solo un quinto degli obiettori richiesti». Sono 85.400 i posti di servizio programmati per il 2001, 9.036 in più dell’anno precedente a dimostrazione che l’attenzione è tutt’altro che calata da parte degli enti (che siano associazioni o enti pubblici), i quali sono infatti saliti di 650 unità.

Dal 1997 a oggi, l’offerta di posti per obiettori è cresciuta costantemente, in media 8mila in più l’anno, così come è aumentato il numero degli enti convenzionati, da 3.846 ai 5.923 di oggi; uno sviluppo che negli ultimi due anni ha coinvolto soprattutto le regioni meridionali e le isole. Il 57% degli obiettori svolge il suo servizio nel nord Italia, il 24% al centro e il 19% al sud che registra il 2% in più deIl’anno scorso. La Caritas italiana è l’ente con il maggior numero di obiettori (5.214), seguita dall’Arci (4.208); il primo ente pubblico in lista è il Ministero per i beni e le attività culturali (2.435).

A questa vivacità di domanda e di offerta, il ministero della Difesa risponde ancora con le ruggini della burocrazia, che rende sempre più difficile il rapporto con l’Ufficio nazionale per il servizio civile, e non accenna a rientrare l’atteggiamento di sufficienza con cui si misura il lavoro degli obiettori. Sufficienza che pare condivisa anche dal nuovo ministro Martino che, parlando di servizio civile, ha detto ,che «sottrae candidati all’esercito perché offre incentivi pecuniari e, mi pare, non serva ad altro che a fare lavori socialmente “inutili’». «Non mi stupisco di questo atteggiamento» dice con tranquillità Nespoli. «L’ho ritrovato in tutti i ministri precedenti, indipendentemente dall’appartenenza politica, con la sola eccezione di Andreatta».

In breve, dopo l’abolizione della leva è passato il messaggio che il servizio civile è sul viale del tramonto. «Così si dà ai ragazzi l’idea distorta che l’obiezione era solo un’alternativa al fare il militare e non un servizio alla società, continua il presidente dei Cnesc. «Il servizio civile volontario di domani ha le sue radici nell’obiezione di coscienza di oggi. Si tratta di strumenti diversi, ma che devono mantenere una continuità di valori».

La legge sull’obiezione di coscienza, infatti, rischia di andare in soffitta senza neanche essere stata completamente attuata: manca ancora il regolamento disciplinare, quello sulla convenzione tipo e quello per la gestione amministrativa; con questi presupposti i rappresentanti della Cnesc si chiedono che slancio potrà avete la legge deroga 64/01 sul servizio civile volontario.

Cosa chiede la Cnesc allo Stato? Di non abbandonare l’obiezione di coscienza al suo . semplice esaurimento, ma di raccogliere la sua eredità per il servizio civile volontario.

Oggi come domani, poi, occorre garantire ai ragazzi tempi certi per l’accoglimento delle richieste e un’adeguata azione di verifica sugli enti e sui progetti proposti.

Una speranza? Che dopo tanti rimandi venga finalmente consentito dal prossimo autunno, come prevede la legge, d’assolvere il servizio civile all’estero in missioni di pace.

 

Barbara Fabiani

 

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