Gli obiettori nel mirino

Avvenire, 14 novembre 1986

 

Alla Caritas non era ancora accaduto. A 24 ore di distanza dalla denuncia di un duro braccio di ferro sul nodo degli obiettori di coscienza fra Caritas e Difesa, Giovanni Spadolini ha ordinato un «blitz» di funzionari del suo ministero presso sedi e centri assistenziali della Caritas italiana. E’ stato un fulmine a ciel sereno: Roma, Novara, Milano, Verona e Lucca sono state le città interessate dalle ispezioni. Nella capitale è addirittura sceso in campo, quasi a sottolineare il «peso» dell’intervento, il braccio destro del direttore generale di Levadife (l’ufficio che controlla reclute ed obiettori) che è andato di persona a controllare la mensa per i poveri.

«E’ un atteggiamento becero e da caserma – sbotta Rosati, responsabile degli obiettori della Caritas -. Invece di andare veramente a fare un’ispezione, come noi abbiamo da sempre sollecitato, hanno fatto una semplice verifica di carte. Il collegamento con gli ultimi avvenimenti che ci hanno visti protagonisti a questo punto è inevitabile».

Ancora più esplicito è monsignor Luigi Di Liegro, responsabile della Caritas diocesana di Roma, che oltre ai vari centri dove operano gli obiettori si è visto ispezionare («sono arrivate tre auto della marina, dell’aeronautica e dell’esercito», racconta il portiere) anche la sede stessa della Caritas, situata nei palazzi lateranensi i quali godono dell’extraterritorialità. «E’ una chiara rivalsa contro di noi per la denuncia che abbiamo lanciato sulla destinazione degli obiettori. E’ un vero ricatto, stanno cercando tutti i pretesti proprio perché gli obiettori non ci stanno più e si difendono».

Per ora, a quanto si è saputo da alcuni responsabili dei centri, si è trattato solo di una prima ispezione, soprattutto dedicata al controllo delle presenze e dei fascicoli personali degli obiettori. I funzionari hanno poi invitato i responsabili a predisporre dei registri per le presenze facendo intendere che questa non sarà l’unica ispezione.

«A quanto ho potuto sapere – aggiunge Rosati – hanno fatto anche delle domande non pertinenti del tipo ‘dove stanno gli obiettori’, ‘come mai non sono qua?’, senza sapere che i giovani non stanno certo a lavorare negli uffici quanto nelle varie realtà sul territorio. Forse pensavano di essere in una caserma. E’ stata un’inutile perdita di tempo. Siamo veramente indispettiti perché vorremmo occupare il nostro tempo in cose per cui vale la pena spenderlo».

La Caritas nei prossimi giorni contatterà le altre organizzazioni cattoliche che fanno ricorso agli obiettori per approfondire i punti fondamentali della questione.

«Non vogliamo perderci su questioni tecniche o burocratiche – spiega Rosati – ma andare al fondo del problema, che è nell’interpretazione e nella natura giuridica della convenzione e nel vero significato del servizio civile». E verrà rilanciata anche la disponibilità al dialogo con lo stesso ministero. «Mettiamoci attorno a un tavolo a discutere di tutti i problemi – dice ancora Rosati – anche degli abusi. Io ho invitato più volte il ministero a intervenire perché ha gli strumenti per farlo, ma non lo ha fatto».

Nonostante la disponibilità resta comunque fermo il rifiuto della precettazione d’ufficio che ha scatenato la reazione di Spadolini. «Terremo assolutamente dure – aggiunge Rosati – e non abbiamo paura delle minacce che sembrano più delle bombe di carta. La situazione è molto pesante. Ormai se la prendono di più con gli obiettori che coi disertori».

 

Antonio Maria Mira

 

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