Il manifesto, venerdì 20 giugno 1986
«Spadolini obietta anche tu, al ministero non ti vogliamo più». Era questa la rima preferita dai mille obiettori di coscienza in servizio civile che si sono ritrovati mercoledì scorso a Roma in piazza Santi Apostoli, per una manifestazione indetta dalla Lega degli obiettori di coscienza e dal Coordinamento degli enti di Servizio civile.
Una delegazione di obiettori ha presentato al ministero della difesa una richiesta di riforma della legge 772 sull’obiezione di coscienza e il servizio civile, vecchia ormai di 13 anni e inadeguata all’imponente crescita degli obiettori (45 mila negli ultimi 6 anni). In parlamento giacciono già numerose proposte di legge e la discussione, iniziata in questi giorni alla commissione difesa della camera, dovrebbe concludersi entro giugno.
Questa settimana, il secondo atto: è iniziata la campagna di «autotrasferimenti» degli obiettori di coscienza. In azione gli enti convenzionati per il servizio civile che lamentano soprattutto le inadempienze e gli abusi del ministero della difesa in merito al distacco degli obiettori. Se fino a qualche mese fa la loro destinazione era di norma concordata tra ministero ed ente, in base al principio «l’obiettore giusto al posto giusto», oggi l’amministrazione militare ricorre esclusivamente alla precettazione d’ufficio imponendo agli obiettori il tipo di servizio civile da svolgere e agli enti gli obiettori da accogliere.
Così, ragazzi preparati a lavorare nella comunità Caritas di tossicodipendenti, sono stati assegnati alla custodia del cimitero comunale, mentre a guidare i pulmini dell’UsI, al posto di autisti mai assunti, sono stati inviati obiettori con laurea in medicina che chiedevano di lavorare presso Medicina democratica per la prevenzione della nocività in fabbrica. Ma ci sono stati anche casi di obiettori precettati per lavorare in enti risultati addirittura inesistenti.
Alla campagna di «autotrasferimenti» promossa dalla Lega obiettori di coscienza e da un apposito Comitato contro le precettazioni, hanno già assicurato sostegno numerosi enti fra cui l’Agesci, il gruppo Abele, il Movimento nonviolento, il Movimento internazionale riconciliazione, il Gavci, e l’Acap, e alcune forze politiche: Dp, Pr, Fgcl. Tra le altre adesioni sinora giunte, quelle dei sacerdoti Balducci, Melandri, Cavagna, Ciotti, degli onorevoli Rodotà, Rutelll, Ronchi, degli avvocati Porticelli e Canestrini.
«Per il rilancio dell’obiezione di coscienza – dice Guido Alberto Pormolino della segreteria nazionale del Movimento nonviolento – pur mantenendo le diverse scelte possibili, riteniamo sia particolarmente qualificante il servizio civile indirizzato alla preparazione di forme di difesa non violenta alternative a quella militare». Quattro obiettori hanno già rotto la prassi illogica delle precettazioni rifiutando, proprio in virtù del loro essere obiettori, le ingiustificate imposizioni dell’amministrazione militare.
Angelo Viti e Massimo Cerani, già forzatamente assegnati al comune di Cardane e alla comunità montana di Sulzana in provincia di Brescia, che non li avevano richiesti, si «autotrasferiscono» al Mir di Brescia, per proseguire il lavoro già avviato dagli obiettori precedenti sull’educazione alla pace e alla nonviolenza.
Altri due giovani, lunedì hanno lasciato gli enti pubblici indicati dal ministero della difesa: Mauro Capurro andrà all’Acra-Cisl di Milano e Marco Paino al gruppo Abele di Torino. Gli obiettori annunciano, insieme alla disobbedienza civile, altre iniziative per la campagna in atto: migliaia di cartoline da inviare ai deputati perché affrontino urgentemente la situazione e un convegno a Milano il 28 giugno su «Obiezione di coscienza e riqualificazione del servizio civile».
Il ministero della difesa si è fatto sentire subito: una diffida ordina agli obiettori il rientro, entro il 23 giugno, all’ente in cui erano stati precettati. In caso contrario, scatterà una denuncia all’autorità giudiziaria in base all’articolo 8 della legge sull’obiezione di coscienza, che prevede una condanna di due anni per chi «rifiuta il servizio civile», oppure in base all’articolo 6: «Decade dal beneficio dell’ammissione al servizio civile chi omette di presentarsi all’ente cui è stato assegnato». Alle minacce, i quattro obiettori hanno risposto annunciando che da lunedì 23 giugno altri 5 si autotrasferiranno al Cenasca CisI. Oggi e domani a Brescia, in piazza della Loggia, presidio degli obiettori autotrasferiti e minacciati di denuncia.
Maurizio Valpiana
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