L’Unità, 4 agosto 2001
Sono sempre di più i giovani che scelgono il servizio civile in alternativa a quello militare. Nel 2000 c’è stato un vero e proprio boom: un incremento del 38% rispetto all’anno precedente. Ben 78.841 obiettori, il numero più alto registrato dal 1972, quando fu istituita la legge sull’obiezione. I dati sono contenuti nella Relazione al Parlamento sulla gestione del servizio civile per il 2000, presentata ieri mattina a Palazzo Chigi dal ministro per i rapporti con il Parlamento, Carlo Giovanardi, che ha ricevuto la relativa delega. Con lui il direttore dell’Ufficio nazionale per il servizio civile, Guido Bertolaso che ha illustrato dati e tendenze.
Innanzitutto le richieste: i giovani che nel 2000 hanno presentato domanda di obiezione sono stati 131.423, di questi 22.255 non erano disponibili alla chiamata a causa del rinvio per motivi di studio, mentre 30.327 sono stati dispensati ed inviati a licenza per mancanza di fondi o per le altre ragioni previste dalla legge. Ancora abbastanza forte lo squilibrio tra il Nord (dove si registra il 58,45% delle richieste) e il resto del Paese, mentre al Centro ed al Sud si registra una velocità di crescita nell’ultimo quinquennio maggiore rispetto al Nord. Ci si avvicina sempre di più a casa, inoltre, dando esecuzione a quanto previsto dalla legge 230/98: il 95,1% degli avviati al servizio è stato assegnato entro la regione di residenza,mentre il restante 4,9% (due punti percentuali in meno rispetto al ‘99), si è dovuto allontanare. Degli oltre 78mila ragazzi che hanno effettuato il servizio civile, il 39% è stato assegnato alle amministrazioni pubbliche centrali e locali,mentre il 61% è stato destinato ad enti o associazioni del terzo settore. Il 60%ha lavorato in progetti legati almondo dell’assistenza, e di questi il 9,5% presso i centri per il recupero dei tossicodipendenti, per il sostegno ai malati di Aids e per i portatori gravi di handicap. Infine, il 28,75% ha trascorso il periodo di obiezione presso istituzioni culturali e l’8% presso Enti finalizzati alla salvaguardia della natura e delle risorse ambientali. Queste cifre, dunque, confermano ancora una volta il ruolo fondamentale che svolgono gli obiettori di coscienza nel campo dell’assistenza e del mondo del volontariato in genere. E infatti sono salite anche le convenzioni stipulate con i diversi enti: solo nello scorso anno se ne sono aggiunte 772, per un totale di 1084 sedi di servizio e una richiesta complessiva di obiettori di 5363 unità. Al ministero della Difesa sono arrivate 62.524 domande per il servizio civile, il 50% delle quali provenienti dal Nord. Infine: i giovani assegnati alla Caritas italiana e alla Comunità Papa Giovanni XXIII, destinati all’estero per missioni umanitarie, per periodi variabili dai 15 giorni ai quattro mesi, sono stati 59.
Fin qui i dati sul servizio civile e su chi lo svolge. Ma chi deve ancora scegliere, come si orienta? Da una ricerca commissionata dall’Ufficio nazionale per il servizio civile e realizzata da Datamedia, sull’atteggiamento dei giovani rispetto al servizio civile, come alternativa a quello militare, e come scelta a partire dal 2006 con l’abolizione dell’obbligo di leva, risulta che i ragazzi guardano con interesse a questa possibilità. Il 55,5% degli intervistati, di età compresa tra i 18 e i 26 anni, dichiara di apprezzare chi sceglie il servizio civile perché è un modo per rendersi utile alla società, mentre il 65,5% se obbligato a svolgere un servizio per la Patria, sceglierebbe sicuramente il servizio civile. Che per l’86,5%degli intervistati è utile a valorizzare le capacità umane e professionali. Inoltre il 41,5% del campione sceglierebbe volontariamente il servizio civile. Ma la stragrande maggioranza, quasi l’89%, ritiene inoltre che lo Stato debba favorire e sostenere anche economicamente il servizio civile volontario. L’87,5%si dichiara favorevole all’ingresso delle donne in questo settore. Il ministro Giovanardi ha annunciato che a settembre sarà presentato il rapporto che riguarda l’apertura alle donne al servizio civile volontario e ai ragazzi che sceglieranno di svolgerlo all’estero. Per questi ultimi è già stato previsto uno stipendio, che dovrebbe essere di circa 900mila lire al mese, mentre chi svolgerà il servizio civile in Italia sarà equiparato economicamente al militare volontario. L’impegno finanziario del governo, ha spiegato Giovanardi, sarà quindi rimodulato in base al dato oggettivo che si presenterà. Soddisfatto Lucio Palazzini, presidente nazionale di Arci servizio civile, che dice: «Ottima l’iniziativa del governo, ma visto il silenzio del Polo in campagna elettorale preferiamo aspettare la discussione in sede di legge finanziaria per capire se si tratta solo di dichiarazioni o di impegni seri». E avverte che in questi ultimi anni, prima dell’abolizione della leva obbligatoria bisognerà fare ancora più attenzione affinché il meccanismo che regola il servizio civile sia trasparente al massimo. «Gli obiettori dei prossimi anni – dice Palazzini – saranno gli ultimi della storia. Saranno loro a lanciare il messaggio più importante a quelli che verranno dopo, i volontari».
Maria Annunziata Zegarelli
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