1949

6 febbraio

Comandato a presentarsi al CAR di Casale Monferrato, Pietro Pinna viene imprigionato per “rifiuto di obbedienza”.

18 luglio

Nell’Aula della Camera si svolge l’interrogazione relativa all’obiettore di coscienza soldato Pietro Pinna presentata dagli onorevoli Calosso, Bianchi Bianca, Bennani e Longhena.

 30 agosto

Il Tribunale Militare di Torino processa Pietro Pinna per la sua obiezione di coscienza; tra i testi a favore anche l’on Calosso e Aldo Capitini.

3 ottobre

Il socialista Calosso e il cattolico Giordani presentano alla Camera una proposta di legge per il riconoscimento dell’obiezione di coscienza.

5 ottobre

Pietro Pinna, dopo aver scontato la pena in carcere, viene nuovamente condannato dal Tribunale militare di Napoli a 8 mesi per lo stesso reato. L’on. Calosso è l’unico teste udito a favore dell’imputato.

26 ottobre

Ventitré parlamentari inglesi inviano una lettera per intercedere per il caso dell’ obiettore Pietro Pinna al Presidente della Repubblica Einaudi, al Presidente del Consiglio De Gasperi e ai Presidenti delle Camere.

3 novembre

Il Presidente del Consiglio De Gasperi in una lettera ai parlamentari inglesi scrive che per quanto riguarda l’obiezione di coscienza “si tratta di istituti giuridici che possono essere introdotti solo con estrema cautela nelle Nazioni che hanno esercito permanente e servizio militare obbligatorio, affinché non siano snaturati nella loro essenza e nel loro fine”.

23 novembre

L’on. Giordani illustra in Aula alla Camera la proposta di legge per il riconoscimento dell’obiezione di coscienza presentata insieme all’on. Calosso. L’Aula approva la presa in considerazione e la proposta viene trasmessa alla Commissione.

30 novembre

Nell’Aula della Camera si svolge l’interrogazione presentata dall’on. Calosso relativa al processo di Napoli all’obiettore di coscienza Pietro Pinna.

16 dicembre

L’on. R. Sorensen, membro della Camera dei Comuni, replica alla lettera del presidente del consiglio De Gasperi a proposito di Pietro Pinna.

29 dicembre

Pietro Pinna rifiuta il condono per l’anno santo, ma la procura militare lo scarcera ugualmente precettandolo per il servizio di leva a Bari.